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​About Oibò ...

Oibò nasce sulla scia del cambiamento e contro l’economia dell’usa e getta.
Oibò è attratto da ciò che viene buttato e abbandonato.
Oibò nasce dalla convinzione che la norma non sia la regola e che il “bello” sia concetto soggettivo.
Oibò sostiene che il vecchio e logoro affascina più del nuovo.
Oibò fa grande uso dell’immaginazione perché questa non rimanga solo un ricordo d’infanzia.
Oibò è espressione di una scelta, fa convivere manualità e design, si contrappone alla convinzione che non sia lecito usare le mani.
Oibò mostra come la progettazione passi anche dal materiale segnato dall’usura e non solo da quello nuovo, lucente e incontaminato.
Oibò mescola i materiali recuperati dall’oblio, trasformandoli in nuove forme o dando nuova funzione a quelle esistenti: si recuperano gli oggetti, i materiali scartati, la soggettività del “fare” e la responsabilità verso le cose.
Oibò cerca e riscopre, trova nuove combinazioni e soluzioni, unisce l’utile al dilettevole, per far sì che l’oggetto che ieri è stato buttato oggi torni a essere riscoperto.

Who is Oibò ?

 

Elena Calvaresi, nata nel 1984, comincia la sua formazione artistica come disegnatrice di architettura presso l'Istituto d'arte Duccio di Boninsegna, Siena. Prosegue i suoi studi presso la Facoltà di Disegno Industriale di Firenze dove consegue la laurea in allestimento e termina la sua formazione come designer con diploma specialistico in progettazione presso l'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze.

 

Durante gli anni anni di studio matura la sua attrazione verso tutti quegli oggetti segnati dal tempo, abbandonati e incontrati per caso. Il desiderio di poter manipolare quei prodotti che per molti oramai non sono altro che rifiuti da buttare, la portano ad apprendere tecniche di molatura e saldatura presso un'officina artigiana in cui l'amore per i materiali ferrosi diventa preponderante. Dalle conoscenze acquisite comincia la sua produzione di oggetti di re-design nei quali la funzione originale degli stessi si decontestualizza, mantenendo però colori e imperfezioni che solo l'usura ed il tempo riescono a dare.

 

Con le mani capaci di seguire il processo creativo, riaccende la fantasia di bambina per creare Oibò, luogo in cui raccogliere sogni, idee e nel quale coniugare la piccola attività artigiana a quella di designer per recuperare dalla memoria e dal disuso oggetti ancora capaci di narrare una storia.

 

 

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